Forfora ostinata e croste? Ecco come distinguere psoriasi e dermatite seborroica al cuoio capelluto

La presenza di forfora ostinata e croste sul cuoio capelluto può destare notevole preoccupazione, soprattutto quando i sintomi resistono ai comuni trattamenti antiforfora. Questo quadro può essere manifestazione di patologie cutanee croniche come la dermatite seborroica o la psoriasi del cuoio capelluto, due condizioni spesso confuse tra loro per la somiglianza delle lesioni e dei disturbi che comportano. Tuttavia, una corretta distinzione tra queste patologie si rivela fondamentale per adottare la strategia terapeutica più adeguata e migliorare la qualità di vita del paziente.

Caratteristiche della forfora, dermatite seborroica e psoriasi

La forfora semplice si manifesta con la comparsa di scaglie cutanee secche e sottili, di colore bianco o giallastro, che si staccano facilmente dal cuoio capelluto. Nella maggior parte dei casi, tale fenomeno deriva da un ricambio cellulare accelerato, senza significativa infiammazione o arrossamento. Il prurito può essere variabile, mentre l’irritazione è generalmente lieve e la pelle sottostante non appare eritematosa né con lesioni evidenti.

Quando però la forfora persiste nonostante l’utilizzo di shampoo specifici o si accompagna a prurito intenso, arrossamento e presenza di croste, è opportuno prendere in considerazione altre diagnosi come la dermatite seborroica o la psoriasi del cuoio capelluto, soprattutto se la sintomatologia mostra un carattere recidivante o si estende anche ad altre aree ricche di ghiandole sebacee, quali il viso, la regione preauricolare o lo sterno.

Differenze cliniche: come distinguere psoriasi e dermatite seborroica

Comprendere le differenze tra psoriasi e dermatite seborroica del cuoio capelluto resta essenziale, dal momento che la gestione delle due condizioni richiede approcci terapeutici differenti.

Dermatite seborroica

  • Lesioni cutanee caratterizzate da squame spesse, untuose e giallastre, spesso ben adese alla cute e ai capelli.
  • Frequenti arrossamento, infiammazione e prurito persistente, talvolta accompagnati da sensazione di bruciore.
  • Croste localizzate non solo sul cuoio capelluto, ma anche su altre zone (orecchie, sopracciglia, lati del naso, palpebre, regione sternale).
  • L’esordio e la gravità sono spesso aggravati da stress psicofisico, squilibri ormonali, sbalzi climatici, uso di prodotti detergenti aggressivi o colonizzazione da parte del fungo Malassezia, che si nutre del sebo prodotto dal cuoio capelluto.

Psoriasi del cuoio capelluto

  • Comparsa di placche eritematose nettamente delimitate, sovrastate da squame secche, bianche o argentee e più “polverose”, che tendono a sollevarsi dalla cute con facilità.
  • Le lesioni sono spesso più spesse rispetto alla dermatite seborroica e possono provocare sensazione di dolore o bruciore; il prurito, in caso di psoriasi, risulta generalmente meno presente rispetto alla dermatite, seppure non possa essere escluso.
  • Non interessa in genere l’intera superficie del cuoio capelluto, ma solo alcune aree, e può restare l’unica manifestazione per lungo tempo.
  • Le lesioni possono estendersi anche ad altre zone del corpo, quali gomiti, ginocchia, regione lombare e unghie.

La consistenza della squama, l’aspetto dei bordi della lesione e la distribuzione delle chiazze rappresentano quindi elementi chiave per la diagnosi differenziale: croste untuose, diffuse e giallastre orientano verso la dermatite seborroica, placche asciutte, bianche e ben delimitate sono tipiche della psoriasi. A complicare il quadro, esistono casi definiti di “sebopsoriasi” nei quali si sovrappongono caratteristiche cliniche di entrambe le patologie.

Quadro eziopatogenetico e fattori scatenanti

Entrambe le affezioni, pur essendo patologie croniche e di natura infiammatoria, si differenziano per i rispettivi meccanismi patogenetici.

La psoriasi è una malattia autoimmune: il sistema immunitario attacca erroneamente la pelle sana, innescando una rapida proliferazione cellulare che origina ispessimento cutaneo, chiazze eritematose e desquamazione. Lo stress, le infezioni e fattori genetici possono favorire l’insorgenza o la riacutizzazione della patologia. Nella maggior parte dei casi, la psoriasi del cuoio capelluto colpisce soggetti predisposti e interessa il 75% degli individui affetti da psoriasi a livello generale.

La dermatite seborroica si associa a una reazione infiammatoria a livello delle ghiandole sebacee, favorita da una produzione eccessiva di sebo e dalla proliferazione del fungo Malassezia. Gli episodi sono frequentemente innescati, oltre che da una predisposizione individuale, anche da stress, alimentazione sregolata, oscillazioni ormonali e impiego di prodotti detergenti inadatti o troppo aggressivi.

Diagnosi e indicazioni terapeutiche

La soddisfacente gestione delle desquamazioni persistenti richiede una valutazione dermatologica accurata: a volte, la diagnosi corretta si raggiunge solo dopo un attento esame clinico e, raramente, il ricorso a esami aggiuntivi come la biopsia cutanea o la valutazione micologica.

Approccio terapeutico nella dermatite seborroica

  • L’obiettivo è controllare infiammazione e proliferazione del fungo, prediligendo shampoo a base di antimicotici (es. ketoconazolo), antifiammatori topici (come il cortisone a bassa potenza) e rigeneranti cutanei.
  • È utile limitare prodotti aggressivi, preferendo detergenti delicati, e, se possibile, ridurre lo stress e seguire un’alimentazione equilibrata.

Terapia della psoriasi del cuoio capelluto

  • Si privilegiano corticosteroidi topici e derivati della vitamina D (come calcipotriolo), talvolta in associazione. Nei casi resistenti si può ricorrere a fototerapia o terapie sistemiche.
  • Fondamentale evitare traumi ripetuti sulla cute e consultare regolarmente il dermatologo, specialmente in caso di peggioramento o coinvolgimento di altre sedi corporee.

In presenza di forfora ostinata e croste persistenti, è consigliato non abusare di trattamenti fai-da-te e rivolgersi prontamente al medico specialista: solo una diagnosi accurata consente la scelta della migliore strategia terapeutica e la prevenzione di recidive future.

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