L’ictus è a tutti gli effetti considerato una patologia neurologica e vascolare, riconosciuta per la sua gravità e per la sua capacità di causare danni permanenti alle funzioni cerebrali. Il termine indica infatti un danno cerebrale improvviso che deriva dalla mancata irrorazione sanguigna di una parte del cervello, dovuta alla rottura o all’occlusione di un’arteria. Questa condizione può portare all’invalidità, a deficit neurologici permanenti o, nei casi più severi, alla morte.
Cosa significa che l’ictus è una patologia
Quando si parla di patologia, si fa riferimento a una malattia, cioè una condizione clinica caratterizzata da alterazioni strutturali e funzionali di uno o più organi o tessuti. In questo caso l’ictus è una malattia cerebrovascolare, perché coinvolge sia i vasi sanguigni (arterie) sia il tessuto cerebrale. Le patologie cerebrovascolari, come l’ictus, sono tra le principali cause di mortalità e disabilità in tutto il mondo: ogni anno in Italia si registrano circa 185.000 nuovi casi e l’ictus rappresenta la prima causa di disabilità e la terza di morte.
Da un punto di vista medico-scientifico, riconoscere l’ictus come patologia permette di inserirlo nei protocolli di prevenzione, diagnosi, trattamento e riabilitazione, così come avviene per tutte le altre malattie dell’apparato cardiovascolare e neurologico (come infarto miocardico e demenza).
Le cause e i meccanismi dell’ictus
L’ictus si verifica a causa di una sospensione o significativa riduzione del normale flusso di sangue al cervello, che priva i neuroni di ossigeno e nutrienti, causando la morte delle cellule nervose nella zona colpita. A seconda delle cause che determinano questa interruzione, l’ictus si classifica in due tipi principali:
- Ictus ischemico: dovuto all’occlusione di un’arteria cerebrale (spesso per la formazione di un trombo, ossia un coagulo di sangue), è la forma più frequente e comporta un infarto del tessuto cerebrale nella zona coinvolta.
- Ictus emorragico: deriva dalla rottura di un’arteria o di un vaso sanguigno cerebrale, con fuoriuscita di sangue nei tessuti circostanti. Questa forma è meno frequente ma molto più grave in termini di mortalità.
Entrambe le forme determinano una perdita di funzione cerebrale che può essere, stessa per definizione, improvvisa e spesso irreversibile.
Segni, sintomi e conseguenze
L’ictus si manifesta con l’insorgenza improvvisa di disturbi neurologici, che possono includere: perdita di forza o sensibilità a un lato del corpo, difficoltà nel parlare o nel comprendere, paralisi facciale, perdita improvvisa della vista, vertigini, confusione mentale e forti mal di testa (in particolare nelle forme emorragiche). Il quadro clinico dipende dall’area cerebrale coinvolta e dall’entità del danno.
I danni possono essere permanenti e, spesso, si verificano complicanze a lungo termine, come la demenza vascolare, disturbi del linguaggio (afasia), difficoltà motorie (paresi, paralisi), perdita di controllo degli sfinteri o disturbi della deglutizione. Nelle forme più gravi, l’ictus può portare rapidamente alla morte.
Se i sintomi si risolvono completamente entro poche ore, si parla invece di attacco ischemico transitorio (TIA), un importante campanello di allarme che anticipa spesso un ictus vero e proprio.
Fattori di rischio e prevenzione
La probabilità di sviluppare l’ictus aumenta notevolmente con l’età, ma anche altre condizioni possono aumentare il rischio. I principali fattori di rischio identificati dai medici includono:
- Ipertensione arteriosa, in particolare se non controllata
- Fibrillazione atriale e altre aritmie cardiache
- Diabete mellito
- Ipercolesterolemia (colesterolo elevato)
- Fumo di sigaretta e abuso di alcol
- Obesità e inattività fisica
- Storia familiare di patologie cerebrovascolari
- Condizioni che favoriscono la formazione di trombi (come malattie del cuore o dei vasi sanguigni)
Dato che molte delle cause scatenanti sono comuni con l’aterosclerosi e le cardiopatie, combattere questi fattori di rischio con uno stile di vita sano, controlli regolari e la gestione farmacologica delle patologie croniche rappresenta la strategia più efficace per ridurre l’incidenza dell’ictus.
L’importanza della diagnosi rapida e del trattamento
Riconoscere subito i primi segni di ictus è fondamentale per aumentare le possibilità di sopravvivenza e contenere i danni cerebrali. Il trattamento tempestivo, infatti, può permettere in alcuni casi il recupero parziale o totale delle funzioni perdute, soprattutto nell’ictus ischemico, dove la trombolisi può sciogliere il coagulo se praticata entro poche ore dall’esordio dei sintomi.
Nelle forme emorragiche, la rapidità nell’identificare la causa del sanguinamento e nell’intervenire può a sua volta risultare decisiva. Il ricovero in centri specializzati (Stroke Unit) e la riabilitazione precoce rappresentano gli standard di riferimento internazionali.
Domande frequenti e indicazioni del medico
Alla domanda se l’ictus sia una malattia, la risposta dei medici è inequivocabile: sì, si tratta di una patologia a tutti gli effetti, definita in ambito scientifico come una delle principali malattie cerebrovascolari. È importante sapere che il termine “ictus” non indica un semplice incidente o un episodio casuale, ma riconosce un processo patologico che può (e deve) essere prevenuto e affrontato con lo stesso rigore delle altre malattie croniche e acute.
Molti pazienti e familiari si domandano se l’ictus sia inevitabile o se si possa intervenire per ridurre i rischi. La risposta del medico è che, benché l’incidenza aumenti con l’età e ci siano fattori di rischio non modificabili, una buona parte dei casi può essere prevenuta attraverso la gestione di pressione, colesterolo, glicemia, abitudini alimentari, attività fisica e astensione dal fumo.
Infine, è essenziale sottolineare l’importanza dell’educazione sanitaria e della tempestività di intervento: conoscere i segnali d’allarme, come debolezza o paralisi monolaterale, difficoltà nel parlare o improvvisa perdita di coscienza, permette di allertare i soccorsi rapidamente e di aumentare notevolmente le possibilità di sopravvivenza e recupero.
Cogliere quanto l’ictus rappresenti una patologia vera e propria, con dinamiche cliniche precise e risvolti sociali enormi, aiuta non solo a superare tabù e false credenze, ma anche a maturare una maggiore consapevolezza verso la propria salute e quella dei propri cari.