Usi il cortisone per i dolori articolari? Ecco cosa succede davvero al tuo corpo

Il cortisone rappresenta uno dei principali rimedi utilizzati per il trattamento dei dolori articolari, soprattutto quando l’origine è di tipo infiammatorio. Tuttavia, il suo impiego va valutato con attenzione, poiché può apportare benefici significativi ma anche effetti collaterali da non sottovalutare. Comprendere cosa avviene realmente al corpo quando si assume cortisone è fondamentale per prendere decisioni consapevoli e responsabili riguardo alla propria salute articolare.

Meccanismo d’azione del cortisone sulle articolazioni

Il cortisone appartiene al gruppo dei farmaci antinfiammatori steroidei, noti anche come corticosteroidi, e agisce imitando gli ormoni prodotti dalle ghiandole surrenali. La sua funzione principale consiste nel ridurre l’infiammazione e sopprimere alcune attività del sistema immunitario, diminuendo così dolore e altri sintomi infiammatori come gonfiore, rossore e calore nell’articolazione colpita.

Le infiltrazioni di cortisone direttamente nell’articolazione vengono praticate per fornire un’azione mirata. Secondo gli esperti, questa procedura è particolarmente efficace quando il dolore è strettamente legato a un processo infiammatorio. L’effetto, nella maggior parte dei casi, si manifesta rapidamente e può avere una durata variabile, da pochi giorni a qualche settimana. Se però l’articolazione soffre di una patologia più complessa, dove l’infiammazione è solo uno dei sintomi, il beneficio del cortisone rischia di essere soltanto temporaneo.

Indicazioni e limiti dell’utilizzo

Il cortisone viene prescritto per numerose condizioni legate a infiammazioni articolari acute e croniche: tendiniti, borsiti, artrosi, lesioni meniscali, capsuliti e molte altre. È indicato quando occorre ridurre rapidamente dolore e infiammazione, in particolare se i sintomi compromettono in modo rilevante la qualità della vita.

Tuttavia, occorre sottolineare che gli studi scientifici finora disponibili non hanno dimostrato che le infiltrazioni di cortisone siano in grado di rallentare la progressione di malattie articolari degenerative, come l’artrosi, né che siano efficaci nel lungo periodo. Nella artrosi del ginocchio, ad esempio, i benefici delle iniezioni di cortisone sembrano limitati alle prime settimane e non si osserva un’efficacia prolungata oltre i sei mesi. In alcuni studi, l’effetto del cortisone non si è differenziato da quello di una semplice soluzione salina (placebo) dopo due anni di trattamento.

Questi dati suggeriscono che il ruolo del cortisone debba essere riservato a casi selezionati, quando altri trattamenti sono inefficaci o vi è la necessità di una riduzione immediata dei sintomi, mentre il trattamento a lungo termine deve essere evitato il più possibile.

Cosa succede davvero al corpo

Quando il cortisone entra nell’organismo, inizia a produrre diversi effetti sistemici oltre a quelli locali. Sul breve termine, molte persone sperimentano un rapido sollievo dal dolore e dalla rigidità articolare. D’altra parte, però, il cortisone ha anche la capacità di alterare l’equilibrio di alcuni ormoni e funzioni del corpo, influenzando il metabolismo, la ritenzione di liquidi e il sistema immunitario.

Effetti collaterali a breve termine

  • Aumento dell’appetito e talvolta di peso corporeo
  • Variazioni dell’umore
  • Disturbi del sonno
  • Aumento del rischio di infezioni a causa della soppressione del sistema immunitario
  • Incremento della pressione arteriosa e dei livelli di zuccheri nel sangue

Questi effetti tendono a essere transitori e si riducono con la sospensione del trattamento o l’assunzione di dosi basse per brevi periodi.

Effetti collaterali a lungo termine

  • Osteoporosi per diminuzione della massa ossea
  • Cataratta
  • Assottigliamento della pelle e maggiore facilità ai lividi
  • Aumento del rischio di diabete
  • Sviluppo della sindrome di Cushing, caratterizzata da incremento del grasso nella parte superiore del corpo
  • Glaucoma in soggetti predisposti

Per queste ragioni, il monitoraggio medico è essenziale durante la terapia, soprattutto se il cortisone viene usato per periodi prolungati o a dosaggi elevati.

Valutazione rischi-benefici e alternative terapeutiche

La questione se il cortisone sia “buono” o “cattivo” per il corpo dipende quindi dall’equilibrio tra benefici attesi e rischi. I medici valutano sempre la dose minima efficace e la durata più breve possibile per raggiungere lo scopo terapeutico, limitando al massimo la comparsa degli effetti collaterali.

Laddove il cortisone non risulti indicato o non sia sufficiente a controllare i sintomi, possono essere presi in considerazione altri trattamenti, tra cui:

  • L’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS)
  • Le infiltrazioni con acido ialuronico, utilizzate per migliorare la lubrificazione articolare
  • La fisioterapia mirata e la rieducazione motoria
  • Programmi di attività fisica adattata

La scelta della terapia più adatta viene sempre personalizzata e dipende dalla patologia di base, dai sintomi, dalla risposta ai trattamenti precedenti e dallo stato di salute generale del paziente.

In presenza di particolari condizioni infiammatorie, ad esempio artrite reumatoide, il cortisone continua a ricoprire un ruolo determinante nella gestione dei sintomi acuti, anche se deve essere affiancato da terapie specifiche di fondo.

In sintesi, l’uso del cortisone nei dolori articolari può offrire un sollievo rapido ed efficace in presenza di processi infiammatori, ma deve essere sempre valutato in modo critico dal punto di vista della sostenibilità a lungo termine. È fondamentale affidarsi al medico specialista per monitorare i possibili effetti collaterali e integrare, quando necessario, le terapie con strategie alternative per preservare il più possibile la salute delle articolazioni e dell’intero organismo.

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